jueves, 28 de febrero de 2008


Il vecchio poeta sentiva troppo male per poter essere mite
Sentiva troppo dolore toccando anime innocenti
Così sdrammatizzò le sue ferite
Pungendo pomodori con i suoi stuzzicadenti

Dormo nella mia stanza ricoperta di cielo
E i suoni vicini mi sembrano insetti
Spontaneamente mento ammettendo che mi duole
Troppo semplicemente distinguo quello che sono
Da quello che vedo
Riesco a capire che sono complesso
E penso che sia diverso e forse anche giusto
Ma poi sono uguale a ciò che detesto

Il vento accarezza la sabbia
Che salta
Si siede
E sviene solo per poco
Il mare la bagna e traspare pesci e conchiglie
E nelle conchiglie
Senti il suono del mare che viene suonato dal vento
Suonato al contrario
Brucio le soglie di egocentriche voglie
E salto le onde d’innumerevoli mari
Quando mi trovo di fronte a pirati e poeti,
Parlo con uno di questi e trovo conforto nelle sue mani
Che segnano l’aria nebbiosa del porto
Come se stesse toccando un viso di fata:
“Semplicemente fuori dall’ordine prestabilito
E’ stabilito il contrario”
Mi viene dritto dal cuore dentro lo spirto
Bevo mirto e faccio altro,
Questo è il mare.
Semplici suoni come in natura
Mischiati dal ragno
La ragnatela
Oggi ho sognato che ingoiavo del vetro
E poi lo sputavo tossendo
Me lo sentivo su per la schiena
Tagliare le parti interne al mio corpo
Sfido il dolore a colpi di tosse
All’idea di quello che penso

Sento
Mi affino, mi limo, miglioro
Ancora io
Più bello, più snello
Ma tatuato.
Cecità, motivo per cui alla mia età io sono vecchio
Sono egoista
A volte noioso
Prepotente
Eccentrico e scontroso
Con chi non capisce
Con chi non vuole
Con chi non ci riesce

La neve non muore
Mitiga il proprio dolore
Come chi tende a sciogliersi
In mezzo a gente lontana
Fa bene se vuole avere attenzione
Ma è sola
Senza nessuna risposta al suo male.
L’urlo della luna che si trasforma in vento
Scarta il mare come caramelle
E racconta il cielo a chi lo sa ascoltare
Mi sono detto
Alcuni amici miei sembrano caricature di ogni mio difetto
Così, mi siedo rilassato
M’infilo il pigiama
E solo il mio pensiero è ancora lì a fantasticare
Come sarei perfetto, stupido e stupendo
Sdraiato sul materasso
Adesso mentre sto dormendo

La colazione è un’esplosione di pensieri
Vicino alla paura di non venirne a capo,
Di ieri mi ricordo solo la sua data
E i risultati sono sempre assenti.
Il biscotto scivola in basso
Nella confusione della tazza
E invece di risalire, no, si decompone.
Il risveglio fa un po’ male
E la mattina è una sorpresa
Trovarmi in coda ai miei difetti

Da bambino mi leccavo i baffi sporchi di cacao
Leccavo i piatti pieni di gelato
Mi pulivo le mani come fanno i gatti
Ora invece fumo e non distinguo i gusti
Mi sento appeso a un filo per i denti
Che mi apre sottilissime ferite
E se mi lecco è solo per disinfettare.
Ho un taglio sul labbro e quando sorrido soffro



Bianco e nero
La vita ha uno sfondo reale
L’unica cosa che esiste è il mio umore
Che cambia e che detta i miei gesti,
Come prima di cena si attarda
Il fumo in una locanda
Il gusto non è sulle labbra ma in gola
Di anice mischiato al tabacco
Poco altro posso vedere
Lei sola francese
Un bianco e nero che tocco.

Busto fusto
Fiasco d’aceto
Mal di testa e rovina
Perché quando esco di casa m’illudo?
La notte è una luce fittizia
E sto peggio di prima.

Ho assunto smisurate dosi di persone, ma questa notte è priva di persone.
Solo cicale e case basse abbandonate
Questa notte è immersa nel pieno degli odori
Sento il loro essere in silenzio
Il paese dorme lì a trecento metri da ‘sta stazione maledetta
Dove di solito si passa
E invece sto seduto e fisso lo sfacelo
Lei pure sta dormendo
Sogna noi che adesso non ci siamo
Ero già solo,
Lì quella notte in Portogallo.
Devo scrivere qualcosa alle due di notte
È un problema caratteriale
Come hanno tutti.
Fuori piove
È l’unico rumore che passa
Gommoso come la noia
Triste come la foto che fisso.
Mi fingo preoccupato e miro il vuoto
La lontananza del mio pensiero
dovrebbe attirare sguardi e invece li spaventa
Non si sopporta il mio silenzio, è spaventoso
Pallido
Triste come i tabacchini
Fuori come case popolari.

Le orme da seguire sono molte
E spesso ci si perde
La follia della memoria rende il viaggio più complesso
Ma si può capire l’essenziale dall’idea di libertà
Scorro dentro ai solchi già tracciati
Ma mi alzo come fumo se vedo in cielo una farfalla
L’eco delle ali mi nasconde
E lo ripago ricordando.

miércoles, 27 de febrero de 2008

Non c’è più luce a illuminare la mia sincerità
Voce di una felicità disperata
Tutto tace,
Si spegne la brasa accesa qualche anno fa dalla mia fantasia
Forse muore suicida con la poesia.
Passato
Distillato amaro
Acuti di violino
Ma oggi è arrivato il vento che fa sbattere le porte
È arrivato giusto giusto adesso che mi sono addormentato
Mi consola con le sue folate e asciuga il pianto.
La mia ombra litiga con la mia immagine allo specchio
Ed io non faccio altro che bere e mangiare, intanto che invecchio
C’è chi affida corpo e mente
Ad una logica labile
Spiegabile con sufficiente comodità
E poi mi punta col suo mirino
C’è chi scherza
C’è chi combatte
C’è chi mette il sapone sullo spazzolino
(io)

Macchie scure che sembrano mirtilli
Si parcheggiano sui tetti delle case
Palesi avvisaglie di temporale.
Il vento fa spirali del pattume
Abbandonato sull’asfalto
E l’odore si fa più fresco,
Scende denso giù dal naso.
La gente è scossa,
come le formiche si trascina
con i propri pacchi nelle fogne
Al riparo dalla pioggia e dalle rogne,
A maggio bisogna dare sfogo alle radici
Bagnarsi un po’ la testa ed aspettare.
Assetato di odori e nuovi sapori
Ubriaco di forme,
Annuso gli odori del freddo:
Sono tondi nitidi e verdi
Vado a sentirli di fuori dove gioca l’inverno

La dimensione delle ombre di stanotte
Che mi danno protezione
Non ha senso.
Secondo chi lo vive
Il silenzio vuoto esiste
Ti spaventa?
Poesia dell’impiegato
Con il mal di schiena
E l’odore di caffè.
Come un orologio canta
Il conto alla rovescia
E l’angoscia che lunedì,
Tic-tac tic-tac,
Non passa mai.
E quando passa arranca
Sbuffa brontola
Si butta sotto le coperte
e non sogna, muore
Massima gioia, macchiata
Dal giorno dopo giorno
E da quello dopo ancora
Intanto la noia si diverte.
Il mio stomaco sta male ma nessuno ci fa caso
Il mio cuore invece brilla e fa paura.

Gestisco la mia pelle con meravigliosa dedizione
Perché non ho interesse a fare storia
Ma rivoluzione.
Ruggine e rugiada
banco frigo, al trillo della cassa , la cassa che si apre e sbatte
vago per i corridoi
prendo luce
mi pungo con le ortiche deglutisco
e cado in mano alle tentazioni
mi coloro il viso
di tinte irreali .
T’ho sognata sai?
Le punture di zanzara
Le strette di mano
Le tisane da scaldare al microonde
Briciole,
solo briciole del mio cuore.
Cancella, copia, incolla
Da quando scrivo al computer
Ho tutto un altro stile
Grigio come le mura dell’ufficio
Paludoso come i passi fra la folla.

L’impronta delle dita sul cristallo
Freddo come l’inverno ormai lontano
Mi ricorda il mio passato sporco
Non ho idee, solo la mia immagine
Riflessa in tutto ciò che è unto.
La mia città fuma
E il fumo copre il sole,
Zampirone
Zecca
Insicurezza
E indecisione,
L’umore che aspetta
Lo svanire dei sogni
E l’ombrellone che copre
Boia
La sconfitta di una vita.
Ho voglia di fare una cazzata
Mollare le paure che mi tengono incollato
Ma il mal di schiena che mi spezza me lo vieta
Con gli occhi che si chiudono da soli
Appesantiti dalla luce del computer,
Dalla ripetizione di automatiche inutilità.
A volte penso di essermi incastrato.

Oggi ho smarrito la mia sconfitta
Ho spezzato il mio legame con lo specchio
E ora che sono immerso nella nebbia
E ho gli occhi accecati dalla polvere
Non so più cosa fare
E faccio dei confini meravigliosa confusione
Odiosa la rese il fatto che era priva di memoria
Ora non ricorda la bellezza e non sa come riaverla
Fra petali rossi e fresca come la menta
La voglia di sesso che mi tormenta non si consuma

Profumi di sesso e sorridi
I silenzi con te sono momenti sensuali unici al mondo
Nei sogni fatti, i più reali
Piccolissime sono le felicità più vere
Immense ma leggere sorridono distratte.
Quant’è bello vedere un sorriso sulla faccia della gente
Sul viso poi della mia piccola è una vera meraviglia.

martes, 5 de febrero de 2008

Una sabbia rosa
Sottile come farina
Si muove inarrestabile insieme alla brezza
Insegue la luce del sole
O forse fugge i riflessi del mare
Mi accarezza i pensieri
Mi suggestiona per gioco
Ma io cado realmente in ipnosi
Mi perdo confuso in mezzo alla nebbia
Mi fermo e annuso gli odori:
Sapore di vita.
Muoio
Divento corallo
Mi sbriciolo in polvere
E partecipo anch’io a questo delicatissimo ballo

lunes, 4 de febrero de 2008

Malinconia
Di tante vie distrattamente vive nella mia memoria
Mille momenti erroneamente persi della mia vita
Che ripercorrerei diversamente oppure forse.
Lacrime reali d’impotenza
Essenza della mia malinconia.

lunes, 28 de enero de 2008

Divertendomi
Ti leggo sulla mente
Mentre ti guardo
Leggere che scrivo di me stesso
Che ciò che penso
Lo sto vedendo proprio adesso

La malattia di capodanno
Insinua nel mio berretto in lana
Subdole miccette e raudi devastanti
Che mi cucinano il cervello in poltiglia tipo gulasch
Smaltisco brillantemente la luce sull’alluce
Camminando in diagonale oppure tipo granchio
Il fascio luminoso si traduce rotolando
In spirali vorticose
Di cui rapisco il movimento
Rifiutando otticamente ogni sua frenesia,
Così corro fra le vie arrotolate
Fissando sbigottito dove vanno
Ma palazzi e monumenti in folle movimento
Illuminati dai riflessi di bucoliche bottiglie frantumate
Mi confondono e mi perdo,
Incontro autori del passato
Vittime dei rossi
E sovrani mecenati
Che mi accolgono fra loro.
La nottata si fa frizzante e raffinata
Gustosa nutriente e poi bagnata:
Coriandoli di lingue filanti di saliva femminili
Mi fanno salire il cuore fino al cielo
Così scappo sbottonato e coi testicoli in pensiero,
Poi rimangio pollo fritto affogato nella pilsner
Ed è mattina
Mi guardo in tasca
Dov’è rimasta soltanto caterina:
Sopra un ticket di un misero museo boemo
Mi lascia un così dolce profumo
Ricco di un così dolcissimo profumo
Che trasumo

martes, 1 de enero de 2008

Il mio desiderio è fatto preciso
Che irrompe furioso
E poi s’inabissa
Non diffidare se gelo d’estate
Che forse più tardi m’infiammerò
Ma fammi favore di avere pazienza
Che senza di te potrebbe annegare.
Mi espando come luce sui pensieri
Solo quando ci sei tu che non esisti
Vivi nei miei dolci sogni così veri.
Grazie signore,
In questo modo mi ridai ciò che ho perso per colpa tutta mia
Mi riscaldi con i baci che ho lasciato andare via.
L’ondolio delle onde mi dondola oltre il molo
Lascio la scia lontana di acqua turbolenta
E vado all’orizzonte
Dove divento un piccolo puntino della notte
Invisibile allo sguardo.
Amore mio profondo,
Vieni a ripararti qui che suona il vento
E profumami la vita del tuo amore immenso
L’impronta delle dita sul cristallo
Freddo come l’inverno ormai lontano
Mi ricorda il mio passato sporco
Non ho idee, solo la mia immagine
Riflessa in tutto ciò che è unto.

miércoles, 23 de febrero de 2000

Il mio cane non morderebbe mai una persona, nemmeno se gli danno un calcio.
Non ha mai morso un cane più piccolo di lui.
Non ha un'educazione ottima, solo un rispetto vero e una voglia di figa selvaggia.
Carlitos non si offende, non ha troppo orgoglio o poco coraggio

Carlitos solo ci prova e vuole un abbraccio.